
Manifestanti tengono bandiere palestinesi a Londra durante una ’marcia per la Palestina’.
Dall’attacco del 7 ottobre di Hamas, In seguito alla dura risposta israeliana, molte sono state le manifestazioni pro-Palestina. Sono sicuro che molti partecipanti a queste manifestazioni sono mossi da puri e veri sentimenti di pace, di empatia verso i civili di Gaza e di voglia di creare uno stato per i palestinesi dove possano vivere in democrazia ed in pace.
Il problema è uno solo: chi organizza e dirige queste manifestazioni (e spesso anche una buona fetta dei partecipanti) spesso non condivide questi stessi sentimenti.
Pensate che queste affermazioni siano piene di arroganza e odio, non lo sono e voglio spiegarvi il perché di seguito.
È auspicabile che, se si fa una manifestazione a favore della Palestina si abbia l’idea di creare uno stato palestinese che possa vivere in pace con uno stato ebraico. Tale idea mi sembra razionalmente l’unica opzione possibile a lungo termine perché, che piaccia o meno, Israele è una realtà del Medio Oriente e lo sarà per molto tempo.
Lo stato ebraico, attualmente, possiede infatti uno degli eserciti più forti nella regione (se non il più forte). Inoltre, seppure per qualche assurdo motivo si decidesse che la creazione di uno stato palestinese implichi la distruzione di quello ebraico (cosa che più volte la storia ha dimostrato come assolutamente improbabile), ci sarebbe il problema di capire che cosa fare con i 7 milioni israeliani non arabi che vivono attualmente in Israele e che, ragionevolmente, non sarebbero contenti della distruzione del loro stesso Stato.
Sulla base di queste semplici e credo ampiamente condivisibili considerazioni andiamo a sentire alcuni discorsi e cori fatti durante tali manifestazioni. Non voglio parlare dell’uso da parte della quasi totalità dei partecipanti dei termini quali apartheid, genocidio o colonialismo; tratterò tali argomenti in un altro articolo.
0.1 Il discorso dell’attivista
Vediamo come primo esempio un discorso fatto da una giovane ragazza il 28/10/2023 in una manifestazione a Roma(1). Cito: “continueremo a lottare finché quella terra è occupata e faremo di tutto per liberarla, da nord a sud con Gerusalemme capitale”.
Tutto ciò urlato a squarciagola. Bene. Oltre a considerare Israele come una terra completamente occupata (messaggio profondamente fazioso e falso) il solo fatto che il progetto politico della ragazza sia “liberare da nord a sud” implica la totale distruzione di Israele.
Non mi sembra un passaggio logico complicato. Ciò è in totale contraddizione con i principi di pace scritti precedentemente. Non voglio neanche pensare cosa si direbbe in Italia se ad una manifestazione analoga pro-Israele qualcuno dicesse che vuole creare il grande Stato di Israele, comprendente tutti i territori della West Bank e di Gaza.
Continuo con il discorso: “in questa piazza i fascisti non sono i benvenuti, fuori i fascisti, fuori i sionisti da Roma e fuori i sionisti dalla Palestina”. Bene.
Diciamo che, se si potevano avere dei dubbi, adesso li abbiamo completamente sciolti. Oltre a chiedere la “migrazione” di sette milioni di persone dal loro Stato si chiede anche la “migrazione” dei sionisti da Roma.
Mi dispiace ma tale richiesta, almeno personalmente in quanto sionista, mi sento di declinarla. Devo mangiare ancora tanta pizza bassa e scrocchiarella (tipica romana). Voglio solo specificare che il sionismo comprende uno spettro molto grande di ideologie differenti, tutte accumunate però da un solo principio: il popolo ebraico, in quanto popolo, ha diritto alla creazione di uno Stato (autodeterminazione) in quella che è definita come “terra di Israele”.
Quindi se l’obiettivo della ragazza è l’espulsione dei sionisti da Roma ritengo che tale obiettivo non sia molto diverso da quanto i nazisti hanno, con parziale efficacia, fatto il 16 ottobre del 1943. Voglio solo far capire la gravità dell’affermazione della ragazza con la solita analogia: cosa sarebbe successo se ad una manifestazione pro-Israele, successiva all’attacco di Hamas, si fosse affermato che i sostenitori della causa palestinese devono andare via da Roma?
Non ho neanche voglia di immaginare. Se giustificate la prima affermazione per la rabbia che prova l’attivista dovete giustificare anche quest’ultima eventuale affermazione perché il dolore di un bambino sgozzato da Hamas non vale meno del dolore di un bambino morto sotto le bombe “sioniste”. Si potrebbe pensare che le persone presenti alla manifestazione pro-Palestina siano quantomeno in disaccordo con la ragazza.
Devo purtroppo riferire che tale discorso è stato applaudito a gran voce, lasciando il messaggio che, alla fine, se i sionisti vanno via da Roma non è che ci dispiace poi così tanto. Se devo essere buono posso pensare che le persone, scosse dall’alto numero di morti civili palestinesi di questi giorni, attribuiscano la responsabilità di tale disastro completamente ad Israele.
Cacciare quindi da Roma chiunque voglia l’esistenza dello Stato di Israele è quindi un messaggio più che giustificato. Lascio a voi i commenti. Si potrebbe pensare che questo sia un caso isolato. Andiamo avanti.
0.2 “Fuori il sionismo dalla Sapienza” e “From the river to the sea”
La prima frase riportata nel titolo è stata pronunciata a gran voce dai manifestanti in sapienza il 10 ottobre 2023(2). Per dare un po’ di contesto erano passati solamente 3 giorni dall’attacco brutale di Hamas ed alcuni studenti della sapienza hanno ben pensato di urlare a gran voce “fuori il sionismo dalla Sapienza”; immagino quindi intendessero anche “fuori i sionisti dalla Sapienza”.
Sebbene animati dall’avere a cuore la questione palestinese non ripeto come, tale affermazione, sia completamente contraria ai principi di ace auspicabili da qualsiasi persona di buon senso. Purtroppo, mi duole dire ai miei ex-colleghi della Sapienza che in questo caso sono stati accontentati in quanto, attualmente, non sono più uno studente della Sapienza.
Inoltre, voglio anche informare i miei ex-colleghi che se proprio vogliono “il sionismo fuori dalla Sapienza” devono anche smettere di studiare Einstein, forse il più importante fisico del 900, Nies Bohr, premio Nobel per la fisica, e anche Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina ed ex senatrice a vita della repubblica italiana.
Il secondo slogan, scritto su un cartello ad una manifestazione a Roma nella zona di Piramide(3), è invece un minimo più ricercato e necessità di ulteriori approfondimenti. Letteralmente “from the river to the sea” significa “dal fiume al mare”.
Il fiume in questione è il Giordano mentre il mare è il Mediterraneo. Dalla mappa esposta di seguito si può capire come tale slogan auspichi alla librazione della Palestina, corrispondente in questo caso alla completa distruzione di Israele, in evidente contrasto con qualunque messaggio di pace.

Mappa di Israele (in bianco) e dei territori (in verde) riconosciuti come occupati dalla risoluzione ONU 242. Il fiume Giordano si trova al confine tra la West Bank e la Giordania. Come si può notare auspicare alla liberazione della Palestina “From the river to the sea” significa auspicare alla distruzione di Israele. Chiedetevi se questo può mai essere un messaggio di pace.
Per completezza vorrei anche citare un coro fatto nella manifestazione pro-Palestina a Milano: “apriteci i confini, così possiamo uccidere i sionisti, gli ebrei”(4). Non perdo neanche tempo a spiegare perché questa affermazione è scandalosa.
Voglio solamente sottolineare come in una manifestazione ipotetica pro-Israele, analogamente, una frase del tipo: “uccidiamo i palestinesi terroristi” avrebbe creato scalpore, provocato disgusto e non sarebbe stata minimamente tollerata.
La cosa che più mi fa male è che questi messaggi non arrivano da arabi, in qualche modo giustificati forse dal fatto che difendono i loro fratelli. Tutti questi messaggi di “pace” arrivano da una certa “sinistra” che ha deciso di lottare a vita contro il nemico “sionista”.
Eh sì, perché in fondo in fondo tutti hanno il diritto all’autodeterminazione, tranne gli ebrei. E questo però non è antisemitismo, sia chiaro … Ci sarebbero molti altri casi analoghi da trattare, ma non voglio fare di questo articolo un trattato di 20 pagine.
0.3 Hamas come “Movimento di liberazione”
Credo che qualunque persona che conosca minimamente la situazione ed abbia un minimo di buon senso ritenga che Hamas sia uno dei principali ostacoli alla pace. Hamas governa a Gaza dal 2006 poiché ha democraticamente vinto le elezioni (si veda il report(5) per verificare tale affermazione). Voglio specificare che da quel momento Hamas spende buona parte del budget proveniente dagli aiuti internazionali per comprare missili, armi e scavare tunnel.
Voglio anche specificare che dal 2005, in seguito al ritiro unilaterale dello Stato ebraico dalla striscia, nessun israeliano vive più a Gaza. Israele non ha nessuna mira espansionistica verso tale terra, al contrario della Cisgiordania. A Gaza infatti abitano 2 milioni di palestinesi e sarebbe una follia cercare di annettere parte di quei territori facendo, come in Cisgiordania, degli insediamenti. Per ogni ebreo ci sarebbero 1000/2000 arabi, e tutto questo per una piccola striscia di terra. Una situazione sicuramente non vantaggiosa per gli israeliani.
Gaza quindi, nel 2005, era già “libera”. In seguito ai primi attacchi di Hamas, che ricordo avere nel suo statuto la distruzione completa dello stato di Israele, lo stato ebraico ha reagito molto duramente, costruendo un muro e facendo un embargo su Gaza. È legittimo condannare Israele per tale reazione, che può da alcuni essere vista come spropositata e inumana.
Tuttavia, se l’obiettivo fosse raggiungere un qualche tipo di pace bisognerebbe quantomeno condannare un movimento che ha nel suo statuto la distruzione di Israele e che, soprattutto, mette in grave pericolo la popolazione civile palestinese. Perché, se invece di costruire scuole e ospedali usi i soldi per comprare i razzi da sparare contro Israele e nel momento in cui c’è un bombardamento israeliano usi i tuoi civili come scudo umano evidentemente al tuo popolo non tieni molto. Voglio specificare che questo fatto è documentato, uno stesso capo di Hamas ha detto che alla sicurezza dei palestinesi devono pensare le Nazioni Unite e non Hamas(6).
Un’altra precisazione: Gaza è piena di tunnel sotterranei (si parla di 500/1000km di tunnel), utilizzati da Hamas per le più svariate attività. Svariate attività tranne una, la protezione dei civili durante i bombardamenti.
Se quindi si ha una qualche volontà di raggiungere un qualche tipo di pace qualsiasi persona con un minimo di raziocinio dovrebbe capire che Hamas è uno degli ostacoli principali alla sicurezza dei palestinesi ed al raggiungimento della pace. In una manifestazione pro-Palestinese di Milano(7) sentiamo invece pareri parecchio discordanti.
Alla domanda: “come giudica l’attacco di Hamas (del 7 ottobre N.d.R.)?” l’intervistato risponde: “lo giudico come una risposta a 70 anni di dominio, di segregazione di un popolo che vuole lottare per la propria libertà”.
Voglio essere buono e dire che il signore intervistato è, purtroppo, solamente ignorante. Da un altro intervistato sentiamo che l’attacco di Hamas è “legittima difesa”.
Un’altra ragazza pensa che Hamas si possa collocare nella resistenza armata per la liberazione della Palestina. Mi sembra logico quindi che per questa ragazza la “liberazione della Palestina” implichi la totale distruzione di Israele (Hamas è molto chiaro su questo punto). Sicuramente quindi, il messaggio della ragazza, è un grande messaggio di “pace”.
Voglio aggiungere solamente un piccolo ma importante commento: ripeto che è legittimo condannare Israele per quanto succede oggi a Gaza. Tuttavia, se si ha un minimo di onestà intellettuale, bisognerebbe anche affermare con forza che Hamas è uno dei primi problemi dei palestinesi di Gaza ed è uno dei più importanti ostacoli alla pace. Io non ho sentito in nessuna manifestazione, da nessun manifestante, un qualche discorso simile. Però di sicuro i manifestanti pro-Palestina vogliono “a pace”.
Voglio lanciare due messaggi: uno ad un ingenuo manifestante in buona fede, ed un altro a chi in buona fede proprio non è.
All’ingenuo manifestante invito a riflettere di più su cosa significhi gridare in piazza “free Palestine”. Se veramente è, per le persone con le quali va a manifestare, un vero e genuino messaggio di pace e di fine dell’oppressione, o se invece dietro ci sia spesso un sentimento di antisemitismo subdolo, non dichiarato e delle volte credo anche non cosciente. A chi invece lancia coscientemente i messaggi di odio dico questo: smettete di essere ipocriti, ammettete che non volete la pace ma volete la guerra. La guerra contro gli ebrei sionisti, l’unico popolo al mondo che non ha diritto alla sua autodeterminazione nell’unica terra con cui sente una connessione.
Michael Di Porto
Fonti citate:
1)Video postato il 23/10/2023 sull’account instagram bentfalastinn_.
2)Manifestazione sapienza 10/10/2023
https://www.youtube.com/watch?v=gI5RWLkmGl8
3)Manifestazione pro-Palestina zona piramide
https://www.youtube.com/watch?v=1JfYCvHWQfw
4)Il fatto quotidiano 22/10/2023
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/22/cori-al-corteo-pro-palestina-a-milano-uccidere-i-sionisti-la-den7330969/
5)crs report for congress international reaction to the palestinian unity governm, pag 2.
https://sgp.fas.org/crs/mideast/RS22659.pdf
6)Gaza Civilians Not Our Responsibility: Hamas Puts Onus On Israel, UN As Death Toll Crosses 8,000
https://www.youtube.com/watch?v=vdmtfRj6KX0
7)Milano, sit-in per la Palestina, Agora 11/10/2023
https://www.youtube.com/watch?v=NuuHsr5MO1c